Per Back East, il primo album completamente acustico di Joshua Redman, il sassofonista torna dalla costa occidentale nella Grande Mela, collaborando con un gruppo di musicisti di New York. Ma il titolo del disco non si riferisce tanto ad una localizzazione geografica quanto allo stile dei brani contenuti in questo lavoro, che riflettono un interesse per una serie di armonie e dei ritmi orientali, con un look fresco. Il leader crea un mix di standard e composizioni originali influenzati certamente dalla musica di Sonny Rollins. In effetti c'è il rischio di creare un lavoro troppo polarizzato e con l'impressione del "già sentito", rischio sapientemente evitato da Redman impiegando tre sezioni ritmiche diverse e creando una specie di diario sonoro che viaggia comodamente su due mondi diversi. Il disco si apre con "Surrey Con il Fringe on Top" e un infuocato "East of the Sun (West of the Moon)", entrambi con il bassista Larry Granadier e il batterista Ali Jackson e Redman resta in bilico tra riverenza e sperimentazione. Il leader passa al soprano cambiando la ritmica con Christian McBride al basso e Brian Blade alla batteria per l'originale "Zarafah" e per "Indian Song" di Shorter. I riferimenti orientali sono sottili come una lama nella prima con le percussioni quasi sfumate ed eteree e McBride fornisce un impulso leggero e gentile con il suo contrabbasso. Mentre nella seconda l'apporto di Joe Lovano al tenore dà corpo al quartetto e i due tenorsassofonisti si intersecano costantemente creando un perfetto interplay con la ritmica. Si prosegue con due rielaborazioni di brani come "I'm an Old Cowhand" e "Wagon Wheels", dimostrazione di quanta strada ha fatto Redman dalla sua prima comparsa agli inizi degli anni '90. Stimolante e moderno e in grado di coinvolgere il bassista Reuben Rogers e il batterista Eric Harland, una delle sezioni ritmiche giovani più calde di New York. Il leader va ad un testa a testa con l'ospite Chris Cheek nel brano originale "Mantra 5" dai sapori orientaleggianti dove i due sassofoni soprano si scambiano la melodia alternandosi in brevi soli e l'atmosfera etnica viene acuita da Jackson che decide di suonare i tom con le mani anzichè con le bacchette.
Ma i momenti più alti e toccanti vengono tenuti in serbo per ultimi quando il padre Dewey Redman, scomparso nel settembre 2006 verrà chiamato come ospite nella sessione di registrazione degli ultimi due brani. Sarà una delle ultime sedute di registrazione che effettuerà. Mentre nella coltraniana "India" si può ascoltare uno splendido scambio tra padre e figlio nel brano di chiusura "GJ" Redman senior diventa protagonista e solista accompagnato dalla ritmica di Granadier e Jackson. In questo disco possiamo trovare melodie esotiche , altre intime ed implicite per ottenere un feeling "orientale" in cui i ritmi sembrano più impliciti che evidenti. Questo cd mette soprattutto in evidenza tutta la fiducia di Redman nei propri mezzi e la moltitudine di colori tonali, sia al tenore che al soprano, per segnare e fare coincidere le varie ritmiche. Il sassofonista, inoltre, può commuovere con il suo suono acuto e lamentoso, o esprimere un suono pieno e brassy o in altri punti soffiato e caldo. Back East mostra astutamente il talento cristallino di Redman mixando sapientemente grandi successi della tradizione jazz e brani originali dando in entrambi i casi un'estensione di originalità e peculiarità.
1 The Surrey With the Fridge on Top (5.12)
2 East of the Sun (And West of the Moon) (5.35)
3 Zarafah (7.58)
4 Indian Song (6.10)
5 I'm an Old Cowhand (6.06)
6 Wagon Wheels (5.58)
7 Back East (6.40)
8 Mantra # 5 (6.10)
9 Indonesia (4.41)
10 India (4.55)
11 GJ (3.40)
Joshua Redman: sax tenore (1, 2, 4, 5, 7, 9, 10); sax soprano (3, 6, 8)
Larry Grenadier: basso (1, 2, 8-11)
Ali Jackson: tamburi (1, 2, 8-11)
Christian McBride: basso (3, 4)
Brian Blade: batteria (3, 4)
Reuben Rogers: basso (5-7)
Eric Harland: batteria (5-7)
Joe Lovano: sassofono tenore (4)
Chris Cheek: sax soprano (8)
Dewey Redman: sassofono tenore (10) sax alto (11)
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