mercoledì 11 gennaio 2012

DE ANDRE' COME NON LO AVETE MAI SENTITO

Oggi vorrei omaggiare uno dei più grandi cantautori italiani. L'11 gennaio del 1999 moriva Fabrizio De Andrè. Ve lo devo confessare, è stato un mio rimpianto non aver potuto assistere ad un suo concerto, magari accompagnato dalla PFM. Dipendesse da me lo farei studiare nelle scuole italiane come poeta del '900 perchè nessun altro cantautore, secondo il mio modesto parere, è arrivato ad una tale profondità nei propri testi. Diciamo (spero non sia interpretata come una bestemmia) che dal punto di vista strettamente musicale non mi faceva impazzire, ma da un punto di vista emotivo e di profondità in quello che comunicava certamente è stato il più grande.
Il cd che vi voglio presentare (molti di voi l'avranno già ascoltato) è un lavoro celebrativo che è stato inciso presso la Casa del Jazz a Roma nel 2008, dove una vera all star band di jazzmen italiani si è riunita per dar vita ad un disco di rara bellezza. 
Stefano Di Battista al sax, Rita Marcotulli al pianoforte, Fabrizio Bosso alla tromba, Giovanni Tommaso al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria rileggeranno in chiave jazz alcune delle più belle canzoni del cantautore genovese: "La canzone di Marinella", "Don Raffaè", "Via del Campo" e ancora molte altre. 
Vi confesso che questo è stato uno dei primi cd di jazz che ho ascoltato e di cui mi sono innamorato, devo ringraziare questi cinque artisti che mi hanno infuso il desiderio di scoprire come si potessero arricchire delle canzoni in maniera così stupefacente e per di più improvvisando, non avendo nulla di scritto.




La Canzone di Marinella (5.10)
Si parte con una bellissima intro del pianoforte dove si innesta il tema in solitudine della tromba. Il tema principale della canzone viene ripreso dal soprano che accoda anche un solo. L'armonia si tiene molto in sottofondo, lieve l'accompagnamento. Tromba e soprano si scambiano, le qualità melodiche di Bosso sono palesi. La Marcotulli lavora in una maniera strepitosa inserendosi leggera con degli accordi in block e brevi frasi di contraccanto.




Don Raffaè (7.24)
Si cambia ritmo dal precendente brano, contrabbasso e batteria ricordano il sound della ritmica di Take Five di  Dave Brubeck. Viene esposto il tema da parte del soprano con la tromba che effettua il contraccanto. La Marcotulli mi piace sempre molto perchè il suo pianismo è funzionale al gruppo, senza doversi per forza mettere in mostra fa un lavoro eccellente. Di Battista è libero di volare con il suo soprano, Bosso dà il cambio come solista e non è certo da meno. E' la volta del primo solo del piano, finalmente si può liberare e sfogarsi. La riproposizione del tema in un dialogo tromba/soprano continua fino alla fine del brano.



Inverno (4.15)
Questa traccia è forse la più intima, ogni nota è sentita, sofferta. Dopo l'iniziale solo di soprano, la tromba sordinata di Bosso inizia un chorus pieno di swing, da brividi. Il tema viene suonato da Di Battista variandolo con il suo stile caratteristico.



Ho visto Nina volare (4.29)
Questo brano è particolare perchè attraverso una tecnica moderna la jazz band ha potuto accompagnare la voce di De Andrè. Come risultato si ha il cantautore genovese supportato da dei veri e propri fenomeni. I musicisti riescono a lasciar protagonista Faber e al tempo stesso arricchire questa canzone dal punto di vista armonico.



Creuza de ma (6.20)
Canzone che De Andrè decide di cantare in dialetto genovese. Qui di seguito posto la traduzione e credo che i nostri musicisti centrino perfettamente il senso delle parole.

MULATTIERA DI MARE

Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov'è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c'è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell'Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l'ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo
E a queste pance vuote cosa gli darà
cose da bere, cose da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelli di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare

 



Ballata dell'amore cieco o delle vanità (4.03) 
Il brano narra la storia di un "uomo probo, un uomo onesto" che si innamora di una femme fatale che lo induce prima a uccidere la madre e poi a togliersi la vita, ma ci sarà un finale inaspettato per la donna. In questa traccia (come nella versione originale) il ritmo swingante della musica stride con il testo baudelairiano di De Andrè. L'interpretazione della band è proprio come un brano swing anni '40, grande merito del ritmo imposto da Gatto che con la sua batteria traina tutti. Bosso e Di Battista di certo sono ottimi interpreti di questo genere e prendono spunto dal tema originale per arricchirlo con tutta una serie di effetti che vanno dal glissato all'urlato.



Amore che vieni amore che vai (4.03) 

Bella ballad che inizia con l'esposizione del tema da parte della tromba e assolo del sax soprano. Le note lunghe distese si intervallano a passaggi rapidi. Intimo e sentito il solo pizzicato di contrabbasso.  Ripresa del tema con splendito contraccanto del pianoforte. 



Via del campo (4.36)
Brano che ritrova il ritmo swing, veloce. Di Battista si trova a proprio agio e il suo personale stile esce prorompente. La tecnica dei due solisti si evidenzia e il dialogo che ne esce è duro e spigoloso. 


La collina (6.23)
Bella intro di pianoforte che introduce il sax contralto che espone il tema, con la tromba si alternano nei riff. Il solo di contralto è duro e tecnico. Subentra un intermezzo di piano, delicato e sostenuto da un grande Gatto alla batteria. Il solo di tromba chiude la traccia.


Il pescatore (4.46)
Brano che chiude il disco, una delle canzoni più famose di De Andrè. Riescono a trasformare una canzone dall'armonia semplicissima in un susseguirsi di assoli complessi e sempre sorprendenti. La tromba con sordina di Bosso è elegante e raffinata. 



Ogni volta che lo ascolto questo disco mi affascina, la magia che infonde il jazz nelle cover è pazzesca. I grandi musicisti riescono sempre a sorprendere l'ascoltatore che si aspetta di passare da certi passaggi, armonici e melodici, invece loro riescono a svicolare e andare da tutt'altra parte... 

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