lunedì 16 gennaio 2012

MAX IONATA: DIECI


Devo essere sincero, questa è stata una mia lacuna, è un sassofonista che ho scoperto da poco, ma che di strada ne ha già fatta moltissima nella sua carriera. A mia discolpa devo dire che questo artista non è stato, di certo, aiutato dai mezzi di comunicazione o dall'establishment della musica jazz in Italia. Questo album, infatti, celebra i suoi dieci anni di carriera da professionista, la maggior parte dei quali passati a suonare all'estero, soprattutto Giappone dov'è celebrato come un vero fenomeno, e nei palcoscenici più famosi di mezzo mondo.
Via Veneto Jazz ci mostra il lato più swingante, più schiettamente jazzistico di Max, alla guida di un quintetto resosi nel tempo una realtà stabile del jazz di casa nostra. Si ascolta una ritmica in grado di tratteggiare elegantemente ritmi e armonie (Mannutza-Muresu-Angelucci) e una front line (Ionata-Bosso) che non manca mai d'equilibrio. Coerenza artistica – una caratteristica di cui Max non difetta – cura del suono e intelligenza esecutiva, fanno di "Dieci" una produzione con cui si surfa sulla storia del jazz; un lavoro che non rischia mai di stancare, e che al contrario si rinnova, ad ogni ripetuto ascolto.

Astobard (8.05)
Brano composto da Muresu, di taglio classico, esposizione del tema da parte di tromba e sax, a cui subentra un solo di piano alla Bill Evans. Il solo di Bosso resta in stile post bop, unendo però anche un melodia di buon livello. Si presenta anche Ionata che con il suo solo mette subito in mostra il suo timbro caldo e graffiante.


Coltrane meet Evans (7.13)
Brano composto da Mannutza che cerca di convogliare due modi di pensare la musica, anche se, sicuramente pesa di più il lato pianistico di Evans in questo pezzo. Ionata unisce sempre la tecnica sassofonistica ad un timbro caldo e suadente, armonioso da ascoltare. Anche Bosso mostra grandi doti di improvvisatore con un assolo vibrante e molto tecnico. Centrale però è il solo "alla Bill Evans" di Mannutza che richiama, pur con la sua personalità, il grande pianista.


La talpa (7.40)
Primo brano del cd composto da Ionata che racconta che questo pezzo è nato nello scantinato del vecchio appartamento a Roma dove abitava. C'era uno spazio angusto, nella cantina, dove lui era solito esercitarsi e nei due anni in cui è stato costretto a farlo si autodefinì una talpa, in quanto in alcune occasioni preferiva chiudere la luce e suonare nel buio più completo. Qui di seguito propongo un'esibizione dal vivo.


Turn around (7.06)
Torna la composizione del pianista Mannutza. Decisamente questo è un cd jazz fin nel profondo dell'anima, i grandi del passato aleggiano in ogni brano, ricorda molto dischi come Interplay di Bill Evans o alcuni lp di Dexter Gordon.

Who can i turn to (5.24)
Unica cover del disco, qui Ionata richiama certamente il miglior Sonny Rollins, prendendo un'idea e ad ogni giro arricchendola, trasformandola e dando all'ascoltatore quel sentore di già sentito che lo fa sentire a casa. La ritmica conferisce un grande swing in questo pezzo pur non risultando mai invadente (molti batteristi pop e rock dovrebbero ascoltare jazz...per capire come suonare!), da notare anche il solo centrale di batteria.

Lode 4 Joe (7.00)
Brano ripreso da un album precedente dove veniva eseguito in duo con Mannutza, qui viene riarrangiato per quartetto. Credo, dal sound proposto, che la lode sia intesa a Joe Lovano. Una splendida ballad moderna questa volta, dove le spazzole di Angelucci sottolineano il suono caldo e sensuale di Ionata prima e poi il solo di contrabbasso con leggero contrappunto di pianoforte. Durante il solo di Mannutza, invece,  cambia le spazzole con le bacchette e l'accompagnamento diventa più energico e duro. A mio avviso la traccia più bella di questo album.


L'altalena (5.30)
Altro brano composto da Mannutza, altro slowplay in cui il valore aggiunto di Bosso dona una qualità e una forza travolgente, vibrante, che rasenta la perfezione stilistica oltre che a trasmettere emozioni profonde, racchiuse nell'irripetibile attimo di deliziosi dialoghi a due voci.

Attila (Lease) (4.23)
Lo stesso Ionata racconta "l’ultima traccia del disco, era originariamente scritta in tre o sette quarti. L’abbiamo stravolta suonandola un po’ alla Charles Lloyd, con delle aperture di time lunghissime; quasi fosse un saluto per chiudere il disco. Ha una melodia amabile, molto carina e che naturalmente mi piace molto".

Sicuramente Ionata sa come catturare l'attenzione dell'ascoltatore con piglio deciso e dirompente. È un'artista vulcanico e sa giocare con la fantasia e l'abilità che lo contraddistingue ma soprattutto sa rendere godibile ogni interpretazione.

Musicisti:
Max Ionata (Sax Tenore)
Luca Mannutza (Pianoforte)
Nicola Maresu (Contrabbasso)
Nicola Angelucci (Batteria)
Fabrizio Bosso (Tromba)

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