venerdì 6 gennaio 2012

GUINGA: DIALETTO CARIOCA


Questo è un cd che mi ha colpito nell’anima appena l’ho ascoltato. Ero arrivato da un giorno a Perugia, al mio primo Umbria Jazz Festival, ancora frastornato da quello tsunami di musica che ti travolge appena metti piede in città, mi ritrovavo a girovagare per le viuzze medievali, tra un gruppetto da strada e una chitarra solitaria che suonava leggiadra fuori da un bar, quando sento una musica brasiliana uscire da un negozietto. Era Guinga che si faceva scoprire alle mie orecchie.

“Prendete Gerswhin, Ravel, Cole Porter e Puccini, amalgamateli e rosolateli ben bene al sole tropicale di rio de Janeiro, fateli rotolare nella scarpata spazio-temporale che separa il XX dal XXI secolo carioca, dove il samba, lo choro e il baiano si impigliano fra i capelli e impregnano le fibre dei vestiti, presentategli Villa Lobos e Jobim ed ecco che avrete un’idea approssimativa, ma plausibile, della musica di Guinga. Quando, non molti anni fa ho sentito per la prima volta uno dei suoi dischi l’impatto è stato violentissimo. Da quel momento la musica di Guinga è diventata l’oggetto di una profonda passione. Musica alta e popolare allo stesso tempo. Melodie che si snodano con una naturalezza ed una contabilità incredibile, dal momento che poggiano su percorsi armonici di inusitata e accidentata imprevedibilità e emozione, sparsa a piene mani, con incontenibile necessità. Ma il vero shock l’ho ricevuto ascoltando per la prima volta dal vivo il suo gruppo. Non eravamo in una austera sala da concerti, bensì nella piazzetta di un piccolo paese dell’ Appennino toscano, gremita di un pubblico composto da occasionali avventori locali e da altrettanto “sprovveduti” villeggianti , eppure si respirava un aria diversa, strana. C’era come una bolla d’aria, una tensione ed un emozione speciale che legava quei tre uomini che venivano dall’altro lato del mondo e portavano (scoprirò poi) per la prima volta quella musica così radicata nella storia e nella quotidianità della loro città, Rio de Janeiro, davanti ad un pubblico italiano, che dal canto suo si aspettava quella specie di caricaturale miscuglio di bossa-nova e di veglione dell’ultimo dell’anno che dalle nostre parti si spaccia per musica brasiliana. I tre in questione erano, oltre al nostro Guinga, Paulo Sergio Santos, e Lula Galvao. Il primo è uno dei miei eroi. Uno dei più bei suoni di clarinetto del mondo, un vita passata da solista con l’orchestra sinfonica di rio de Janeiro e col mitico quintetto villa-lobos, di cui è uno dei membri fondatori, per poi incarnare la rinascita dello choro. E poi Lula Galvao, chitarrista come solo il brasile poteva produrre, unico nella sua capacità di essere un enorme improvvisatore in senso prettamente Jazzistico, senza per questo cessare di essere un autorevolissimo esponente di quella scuola di chitarra brasiliana, che ha guadagnato l’ammirazione del mondo intero. Da quella sera il mio sogno è stato quello di avere il disco di quel gruppo, di quello che a mio giudizio è il lato più veritiero, più fedele della musica di Guinga. Questo disco, che rispetto a quel formato originale vede l’aggiunta in alcuni pezzi dello straordinario talento di Jorginho do Trompete, è il coronamento di quel sogno”.

Questa è la prefazione di Gabriele Mirabassi a questo album, ho deciso di inserirla integralmente in quanto rende perfettamente l’idea della musica di Guinga e spiega come questo disco veda la luce.

Di Menor (3.36)
Dalle prime note Guinga mette subito in chiaro chi è, che musica fa e le sensazioni che trasmette. Il tema esposto dal clarinetto che si fa accompagnare in un intreccio sonoro dalla chitarra è tecnico, veloce e frizzante, il clarinetto lascia spazio alla tromba sordinata in un solo melodico. Infine il tema viene esposto all’unisono, l’impasto sonoro è apprezzabile, caldo e morbido.


Garoa a Maresia (1.52)
Una splendida ballad in duetto tra tromba e chitarra, anche se corta. Il solo di Jorginho è stupendo in tutta la sua sonorità brasiliana che sa di saudage.

Dà o Pè Loro (3.49)
Duetto chitarristico tra due maestri: Guinga e Lula Galvao. Melodia che diventa subito familiare e che riporta alla mente il caldo e la gioiosità brasiliana. Il ritmo percussivo della chitarra d’accompagnamento lascia spazio al solo di Guinga, tecnico ma mai noioso. Ad ogni riproposizione i due musicisti trovano soluzioni armoniche o melodiche per ravvivare il brano.

Senhorinha (5.42)
In questo brano, triste e malinconico, dopo una breve introduzione di chitarra, la voce di Guinga emerge e riporta l’ascoltatore in un dolce spiaggia deserta, dopo un breve intermezzo di chitarra inizia il solo di Santos che, con il suo clarinetto, improvvisa una melodia dolcissima, per poi chiudere il brano con un dialogo tra i tre musicisti finendo in un pianissimo intenso.

Coco de Coco (2.29)
Famosa aria brasiliana, dove il clarinetto di Santos fa risaltare la propria tecnica, dialogando con le chitarre di Galvao e Guinga.

Orassamba (4.35)
Unico brano del cd in cui partecipano tutti e cinque i musicisti. La traccia inizia con l’esposizione del tema da parte di Jorginho con la sua tromba con sordina, accompagnato da una chitarra. Arriva l’assolo di Mirabassi che riprende lo stile di Jorginho che riprende subito dopo il tema fino alla chiusura del brano.

Dichavado (2.52)
Ritorna il trio chitarre, clarinetto per un choro di qualità, in cui dopo l’introduzione delle chitarre emerge il suono splendido del clarinetto, strumento che da quel sentore di brasiliano.

Mingus Samba (1.53)
Brano in solitario di Lula Galvao alla chitarra, omaggio al famoso contrabbassista e band leader che ha rivoluzionato il jazz.


Igreja da Penha (2.53)
Splendida ballad in duetto tra Guinga e Jorginho, dove ancora una volta la voce sordinata della tromba e il pizzicato della chitarra dialogano portando l’ascoltatore in una dimensione di tranquillità e serenità. Ogni accordo della chitarra colpisce al cuore ed ogni nota della tromba fa tremare l’anima di chi l’ascolta. A mio parere uno dei più bei brani dell’album.


Sete Estrellas (2.45)
Traccia suonata in quartetto, due chitarre e due clarinetti che si alternano, anche nella composizione della formazione di ogni brano, i musicisti dimostrano di pensare ad ogni piccolo particolare per creare in chi li ascolta un motivo di novità e per tenere sempre vivo l’interesse.

Commendador Albuquerque (3.46)
Solo del leader che si concede in fin di album un brano in solitario, un’altra ballad che riporta la mente alla musica originaria di Rio de Janeiro, con quel misto di malinconia e tristezza nel cuore.


Jongo de Comparedes (2.04)
Duetto tecnico tra Lula e Guinga, la velocità aumenta rispetto alle ballad e riporta vivacità nel disco in attesa del finale. Il dialogo è sempre ben armonico e affiatato, si sentono i tanti concerti che i due hanno fatto assieme.


Chorado (4.07)
Unico brano in duetto tra Mirabassi e Guinga. Il suono dolcissimo del clarinetto introduce il tema che si snoda in una melodia che varia con dei ritardati, in cui i due musicisti dimostrano un buon feeling. In questa traccia si sente che ogni nota è pensata e curata, il sentimento e le emozioni sfociano in quest’ultimo brano che chiude un disco speciale.


Lo trovo un cd particolare dove scoprire un sound brasiliano che molti pensavano ormai passato nel dimenticatoio, forse non è jazz puro, forse non è tecnicamente impossibile, però ascoltandolo con attenzione sono sicuro che toccherà il cuore di molti. E’ un cd da ascoltare, non da mettere come sottofondo facendo dell’altro, è un cd da ascoltare lasciandosi trasportare in quella Rio de Janeiro meno festosa, un po’ malinconica e un po’ solitaria.

Musicisti:
Guinga                               Voce e Chitarra
Luis Galvao                        Chitarra
Paulo Sérgio Santos           Clarinetto
Gabriele Mirabassi             Clarinetto
Jorginho do Trompete        Tromba

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