
Forse avrei dovuto attendere prima di presentare questo artista, perchè credo sia eccezionale e non mi sento all'altezza di "recensire" un suo lavoro. Ma fin da quando ho deciso di cominciare a scrivere questo blog ogni volta che penso a quale disco inserire mi viene in mente questo.
Senza paura di essere smentito posso anticiparvi, per chi non lo conoscesse, che è uno dei migliori sassofonisti che abbia mai sentito in vita mia, il suo suono al soprano è puro, etereo, sfiora il divino. Certo più autorevole è la presentazione che fa il filosofo Neri Pollastri:
Quando, circa quindici anni orsono, mi recai per la prima volta a un concerto di Stefano "Cocco" Cantini, lo feci con curiosità, ma senza grandi aspettative. Nonostante le buone referenze che avevo su di lui attraverso un amico, che a quasi quanrant'anni fosse pressochè ignorato dalla critica e non avesse alcun disco a proprio nome mi induceva un ovvio pregiudizio. Fu però sufficiente l'attacco del primo brano per farmi immediatamente cambiare idea: avevo davanti uno dei più straordinari sassofonisti che mi fosse capitato di ascoltare! Com'era possibile che nessuno si fosse accorto di un tale talento?
[...] Il fatto è che il "Cocco" è un fenomeno strano per il nostro Paese: a quel tipo di successo, infatti, proprio non ci tiene. Per lui contano altre cose: la musica e i valori umani. Si spiegano così alcune sue peculiarità: la passione che mette, la dedizione e il lavoro non solo nella musica ma anche nella didattica; l'esigenza di suonare solo con musicisti che siano anche belle persone preferibilmente amici; la ritrosia a tournée che lo separino dalla famiglia e dalla sua città, Follonica; la lunga riluttanza a pubblicare un disco (il primo, a quarantacinque anni!), perchè - come mi disse una volta - "un disco poi finisce accanto a quelli di Coltrane e Miles, perciò per farlo devi avere una ragione profonda".
[...] Se è vero quel che si dice spesso, cioè che il jazz sia uno stile di vita e che senza certe caratteristiche personali sia impossibile essere grandi improvvisatori, ebbene, allora si capisce perchè il "Cocco" tocchi il cuore così intensamente fin dalle prime note del suo sax: perchè dalla campana del suo strumento si riversano sull'ascoltatore non mere onde sonore, ma anche le sue proprie qualità umane, tradotte in musica. E chi tenda l'orecchio lo percepirà anche ascoltando questo Errante: sentirà il suono, ma anche l'uomo; coglierà l'armonia, ma anche il valore della relazione che lega i cinque protagonisti tra loro e con il pubblico. Perchè questo è ciò che costituisce il jazz: gli uomini, i loro valori, i loro legami. Ed è per questo che Stefano "Cocco" Cantini merita un posto di rilievo in questa musica.
Ora veniamo al disco, Errante, Stefano "Cocco" Cantini sembra voler rassicurare l'ascoltatore che approccia al suo disco. Lavoro di nitido spessore, per le composizioni originali - cinque del leader, due di Ciammarughi ed una di Benita – e per la scelta delle due cover (per modo di dire): Blowin In The Wind, celeberrima canzone pacifista nel carniere di Bob Dylan dal 1962, riletta con particolare grazia e tradotta in una densa ballad; brano che fa il paio con la personale rivisitazione di Angela di Luigi Tenco, anno 1966 per restare nella forbice storica, con una breve intro di Manhu Roche, giusta per sottolineare tutta la raffinatezza armonica di Ciammarughi, capace di una grande varietà di sfumature e generatore di ottimo swing.
Errante (5.28)
Brano che intitola l'album, inizia con l'esposizione del tema, i colori che la ritmica dà al brano sono perfetti. Cantini, quasi senza farlo sentire, inizia il suo solo al sax soprano, tecnico, espressivo e sentito. Il pianoforte di Ciammarughi gli dà il cambio con un solo che segue lo stile di Cantini, la ritmica supporta entrabi in maniera formidabile, soprattutto la batteria di Roche colora lo sfondo in maniera eccelsa. Segue un richiamo al tema iniziale, dopo il quale Cantini ci fa sentire un solo in cui vola, inizia come un fuocherello per poi esplodere in un incendio, si spinge al limite del registro acuto del suo strumento senza mai perdere l'armoniosità del suo suono. Spettacolare.
Il Corpo Delle Donne (4.20)
La traccia inizia con un breve solo di percussioni ed una breve introduzione del gruppo che sfocia nel tema principale suonato dal sax tenore di Cantini, esposizione del tema da parte della tromba sordinata di Bosso e solo melodico sempre di tromba, Bosso disegna linee melodiche sinuose e altalenanti, ricorda le atmosfere felliniane ma con una buona dose di swing. Segue un solo di piano che crea una certa tensione che si conclude perfettamente alla riproposizione finale del tema da parte del sax e della tromba.
The New? (6.01)
Il brano inizia con un duetto contrabbasso-batteria, dolcemente entrano anche pianoforte e sax soprano, il dolce suono di Cantini porta a sognare l'ascoltatore, si muove in punta di piedi e in tale maniera comincia il solo, in questo momento le pause sono importanti quanto le note, il solo ora prende corpo, vigore, lo stile personale del musicista traspare limpidamente dalla melodia, il solo diventa duro e tecnico, Cantini riesce a sorprendere con questi cambi di sonorità. Arriva il pianoforte di Ciammarughi con un solo pulito, tecnico e sentito, la riproposizione del tema chiude la traccia.
Blowin In The Wind (5.58)
Famosa cover di Bob Dylan. Non so se per Cantini abbia un significato particolare questo brano, ma la suona in maniera divina con il suo sax. Pur rispettando lo spirito della canzone la trasforma in una splendida ballad, il suono è da brividi. Notevole per essere centrato così bene nel brano l'assolo di contrabbasso di Benita. Qui non ci sono molte parole da sprecare...bisogna rimanere in silenzio e ascoltare questa opera d'arte.
Mieko (5.49)
Brano composto dal contrabbassista Benita, si apre con un'introduzione di piano solo, misteriosa, il contrabbassista entra assieme alla tromba. L'atmosfera ricorda quella dei film noir (Ascenseur pour l'échafaud per intenderci), Bosso lascia spazio ad un intermezzo ritmica-piano e poi il tema viene riproposto con l'entrata anche del sax. I soli di sax e tromba mantengono questa vena scura e cupa, la grandezza di questi artisti è anche quella di riuscire ad adattarsi a qualsiasi ambiente musicale ed immergervisi completamente. Splendido il contraccanto del pianoforte.
Angela (5.25)
Altra cover, questa volta di Tenco, una breve intro di Roche giusta per sottolineare la raffinatezza armonica di Ciammarughi, il soprano di Cantini è semplicemente perfetto in questo impasto sonoro. Il lungo solo di piano mi ricorda vagamente lo stile di Keith Jarrett in Koln Concert, gioca sul tema, lo ripropone in modi diversi e sempre raffinati. La traccia sfuma durante un assolo coltraniano di Cantini.
Storia Di Un Istante (3.53)
Brano composto da Ciammarughi che esce etereo dalle casse dello stereo, una splendida ballad dove ogni nota è pensata e suonata nella maniera più confacente al pezzo musicale. I soli ed il tema si intrecciano in modo sempre soft e dolce. Ogni intervento è in funzione di questo.
Beau Piece (4.39)
Traccia in quintetto che si apre con la proposizione del tema, veloce e allegro, arriva l'assolo al soprano, sempre ben piantato armonicamente e con una melodia ben strutturata così come lo è l'assolo di Bosso alla tromba che nel finire si lascia prendere dall'estasi musicale. I due intrecciano i propri soli in un dialogo tra veri artisti e la ritmica di sottofondo li supporta divinamente stendendo un tappeto sonoro da passerella!!
Kenny (6.13)
Brano malinconico si apre con il tema proposto da tromba e sax, non so a chi sia dedicato il brano, forse a Wheeler, famoso jazzman con cui Cantini ha collaborato. Prima il solo di soprano e poi quello di tromba sono accompagnati da una superba ritmica di Roche che dà ancora più vivacità ai due protagonisti. Il brano si fa silente e lascia spazio ad un solo di Benita per poi riprendere con il tema iniziale, il rallentando finale chiude la traccia. Tra tutti i pezzi Kenny, dalle ariose e concise improvvisazioni (un tema ricorrente nel lavoro dal democratico respiro) è quello dove il sassofonista toscano spreme il succo del soprano giocando sull'altalena con Bosso. L'interplay tra i cinque sodali è palpabile e ciò, manco a dirlo, rende Errante ancora più gradevole.
Il Mio Golfo (2.55)
La traccia che chiude il disco, il mio golfo, è affidata a soprano, pianoforte e contrabbasso, chiudendo gli occhi si può credere di volare, si mescolano lirismo e forza, attitudine melodica e visione descrittiva. Credo che il brano sia dedicato al golfo di Follonica dove Cantini ama veleggiare con la sua barca non appena gli sia possibile.
Il percorso di errante mantiene sempre l'equilibrio tra tutte le anime ed è forse questo a darne la chiave di lettura più importante: senza essere rivoluzionario e sapendo quanto è facile cadere nel già sentito cercando di mostrare qualcosa di mai ascoltato, Cantini riesce a proporre un disco attuale, proprio grazie al suo equilibrio personale ed integro.
Per finire spero che l'artista non se la prenda ma il suo cd è proprio in mezzo tra Kind of Blue e A love supreme...credo che si meriti quel posto!
Musicisti:
Stefano Cantini - sassofoni
Fabrizio Bosso - tromba
Ramberto Ciammarughi - pianoforte
Michel Benita - contrabbasso
Manhu Roche - batteria
http://www.stefanococcocantini.it
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